Allora; intanto assilliamo il prode dgb.
Cesare e Napoleone furono maestri nel campo del movimento strategico delle truppe, attività che si basa sulla comprensione profonda e sull’applicazione decisa dei principi, solo apparentemente contrapposti, del decentramento e del concentramento delle forze.
Vediamo, intanto, come il nostro Caesar fosse consapevole del fatto che il concentramento delle forze, nel luogo e nel momento giusto, era un elemento imprescindibile ai fini della condotta vittoriosa di una campagna. Cesare scrive:
[…]
Inoltre senza un esercito [Ariovisto] non si arrischiava nelle parti della Gallia occupate da Cesare, e un esercito non poteva concentrarlo in una sola località senza grandi provviste di viveri.
[…]
Intanto, come vediamo, Cesare sapeva molto bene che un esercito impegnato in una campagna, che fosse romano o germanico o gallico, consumava molte vettovaglie e che quindi era opportuno concentrarlo, per combattere una battaglia, solamente al momento giusto.
Più avanti Cesare dice:
[…]
Questa distribuzione delle legioni [in aree diverse della Gallia] gli faceva [a Cesare] ritenere di poter ovviare molto facilmente alla scarsità di viveri.
Anche in questo caso si può rilevare come il prblema logistico venga ritenuto critico e come il comandante romano si premuri di dividere le legioni ma…
Continua Cesare:
Eppure, anche tutte queste legioni, se si eccettua quella assegnata a Lucio Roscio per essere condotta in una zona particolarmente pacifica e tranquilla, erano acquartierate per l’inverno in un raggio di sole cento miglia.[…]
anche l’esigenza di concentrare rapidamente l’esercito si manifesta chiaramente, quindi, nei piani strategici di Cesare.
La velocità media di spostamento di uomini affardellati era in epoca repubblicana come napoloeonica di circa 3,5 km ora, 35 km al giorno in marce regolari. Soltanto due-tre giorni di marcia, in pratica, dividevano le legioni.
Non approfitto troppo della pazienza di dgb, per cui in una prossima Re parlerò di Napoleone della manovra di Ulm e del suo bataillon carré che non è il pane su cui spalmare il burro, scelto a danno dei cannoni, e la marmellata per la colazione del mattino.