Il Campionato del Mondo del 2010 sarà forse per questa generazione ciò che quello del ’66 è stato per quella precedente: il punto più basso toccato dal calcio italiano. Con la differenza che forse stavolta siamo stati in grado di fare perfino peggio dato che, in quella edizione, portammo a casa almeno una vittoria (2-0) sul Cile, prima del disastro contro la Corea del Nord.
L’ultima volta che l’Italia è uscita dal Mondiale al primo turno è stata però nel 1974 ma allora, come ha ricordato ieri Sandro Mazzola, “nel girone avevamo la Polonia (quella di Lato n.d.S.) e l’Argentina, che erano un tantino meglio…”.
Meglio di Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda, sicuramente. In un girone che tutti vedevano preda dell’Italia Campione del Mondo in carica la nostra nazionale ha chiuso ultima, subendo 5 goal e senza nemmeno una vittoria. La finale di Berlino risale soltanto a quattro anni fa ma sembra passata una vita: la difesa italiana, allora impenetrabile, ha concesso ora varchi, ora voragini, ora autostrade ai nostri avversari incassando meritatamente i 5 goal che Paraguay (…), Slovacchia (!) e Nuova Zelanda (!!!) le hanno rifilato. Di questa Italia ci ricorderemo soltanto l’arroganza: quella di Lippi, che sosteneva di “non aver lasciato nessun fenomeno a casa” (si spera che sbagliasse!); quella di un presuntuoso Cannavaro che a una domanda di Galeazzi, che gli chiedeva conto delle due squallide reti di Alcaraz e Smeltz, si è sentito “processato” e ha risposto che “quello del Paraguay non era il suo uomo” (chi c’era sulla traiettoria di quei cross a centro area?); quella di quegli italiani, cronisti sportivi in testa, che dopo il Paraguay davano per spacciata la Nuova Zelanda, dopo la Nuova Zelanda davano per spacciata la Slovacchia e dopo la Slovacchia danno per spacciati gli Azzurri, sparano su Lippi, su Iaquinta e Gilardino, su Cannavaro e Chiellini, recriminano su Cassano e Balotelli lasciati a casa. Di fronte a un naufragio di tale portata è abbastanza inutile mettersi a sparare sui sopravvissuti. Certo è pure inutile affannarsi a recuperare i morti (leggasi “Cannavaro”, “Iaquinta”, “Gilardino”, gente che già due anni fa non aveva più niente da dire) ma bisogna riconoscere che qualcosa di buono da questa nazionale è uscito fuori. È uscito fuori Quagliarella, che in dieci minuti ha fatto quello che il resto della squadra non è stato in grado di fare in tre partite (due goal, uno annullato e l’altro forse il più bello visto finora al Mondiale, e un assist). È uscito fuori Pirlo, che forse non vedremo più in nazionale, ma che appena entrato in campo, reduce da un infortunio, ha ridato vita alle manovre azzurre. È uscito fuori Marchetti, che non poteva certo mettere una pezza su ogni buco lasciato dalla difesa.
Adesso si rimettano insieme i cocci di questa nazionale sgangherata, indegna di difendere la Coppa, e ci si presenti all’Europeo con una formazione fresca, lucida, propositiva e vincente. In una parola: italiana.