[...] I dati archeologici, a loro volta, rivelano una opera sistematica di devastazione del territorio, una tipica strategia, cioè, della terra bruciata - che si lascia identificare come la tipica risposta ad una resistenza indigena sotto forma di guerriglia. Tutto questo complesso indica un consapevole e pianificato impiego della forza militare secondo una strategia terroristica, e secondo un modello identico a quello applicato contro i Senoni e nel Piceno. Non si tratta cioè solo di un mezzo strategico, tipico dell'antiguerriglia, ma altresì, anche qui, di un esercizio dimostrativo di dissuasione; di nuovo, si intende (di)mostrare che non ci si deve opporre alle richieste di Roma.
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Nel trentennio tra la guerra salentina e quella di Bolsena, nonché la
Strafexpedition reggina, da un lato, e quella di Falerii, dall'altro, le truppe romane devastano almeno sette-otto grandi città: oltre, appunto, a Volsinii a Falerii, Agrigento di cui viene asservita l'intera popolazione, Mitisistrato, che viene puramente e semplicemente rasa al suolo, come rappresaglia per l'accanita resistenza opposta per più anni ai tentativi di assedio romani, falliti per ben due volte, e Camarina, la maggior parte della cui popolazione viene ugualmente venduta schiava dopo la (ri)conquista della città nel 258 [a.C.], sanzionandone così la proditoria defezione ai Cartaginesi.
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In effetti si tratta nei due insiemi di casi dell'applicazione a due livelli funzionali diversi di uno stesso criterio di fondo, dunque, come tale, di un carattere del
Roman way of warfare e quindi della sua grande strategia, quello del terrorismo militare come mezzo di coercizione politica o militare.
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Per adoperare il linguaggio del discorso militare dell'età nucleare - nella sua elementarità di fondo tanto primitivo da adattarsi pienamente alla realtà romana - , nella specie della dottrina della "Massive retaliation", il messaggio che la potenzialità di impiego della forza nel modo terroristico intende convogliare suona rispettivamente: "non ti ribellare, non mi tradire, o non mi attaccare, altrimenti ti distruggo" e "non mi resistere, arrenditi a discrezione, altrimenti ti distruggo".
Luigi Loreto,
La grande strategia di Roma nell'età della prima guerra punica (ca. 273 - ca. 229 a.C.), Jovene editore, Napoli 2007
Applicavano i metodi odierni delle nazioni "civili" questi romani eh!