In Caesar 3 le città sono finalizzate al raggiungimento di precisi obiettivi: i famigerati livelli di popolazione, cultura, prosperità, pace e benevolenza stabiliti o dal programmatore o dal giocatore stesso.
Ancor prima di aprire lo scenario cittadino, è bene soffermarsi sulle implicazioni fondamentali che alcuni di questi livelli hanno sulla pianificazione urbana.
In particolare, la popolazione, la prosperità, ed anche la pace seppur in secondo piano.
Incominciamo dal livello di prosperità.
Il valore massimo raggiungibile dalla prosperità cittadina è fissato dall’evoluzione dalle case presenti. Infatti per ogni tipo di abitazione è fissato un coefficiente di prosperità usato per il calcolo del livello generale: una città composta esclusivamente da un tipo di abitazioni può raggiungere al massimo una prosperità pari al coefficiente delle abitazioni stesse. Da notare che si parla di un livello massimo perché ci sono diverse cause “gestionali” che possono ridurre questo valore calcolato annualmente.
Fatta questa premessa, e rimandato il lettore all’Appendice 1 Tabella riassuntiva sui livelli delle abitazioni (pag. 51) del documento di Mosè “Le strutture di Caesar III: come dove e quando” scaricabile da http://www.caesar3.it/strategie.htm vediamo quali indicazioni utili per la pianificazione si possono trarre dal valore obiettivo per la prosperità.
1) In considerazione del fatto che la formula di calcolo del livello di prosperità (rimando al trattato di Mosè “i consiglieri di Caesar III” pag.16) premia la presenza di isolati patrizi, sembrerebbe da preferirsi la realizzazione di città con grandi squilibri evolutivi fra gli isolati. Eccoci davanti alla prima decisione urbanistica!
Città equilibrata con case evolute tutte allo stesso livello (o quasi) o città in cui grandi favelas si affiancano a quartieri raffinati?
Personalmente ritengo che questa seconda ipotesi comporti più svantaggi rispetto alla città uniformemente sviluppata. Infatti, oltre a dover fornire maggiori risorse, che potrebbero non essere disponibili, la contemporanea presenza di tendopoli e quartieri patrizi provocherebbe iinevitabili scontenti negli abitanti delle favelas. Aumenterebbero quindi la possibilità di rivolte cittadine. Inoltre la minore capienza delle case di bassa qualità costringerebbe alla realizzazione di una città di maggiori dimensioni. Ricordo che anche il territorio è una risorsa che va sapientemente sfruttata
2) Posto che la nostra scelta sia quella della città evolutivamente equilibrata, la prosperità da raggiungere consente di individuare il tipo di abitazione in cui dovrà abitare la stragrande maggioranza dei nostri cittadini e quindi di quali sono le risorse ed i servizi minimi che dovranno necessariamente essere messi a disposizione degli stessi. Come vedremo, sulla base di queste informazioni si dovranno fare più avanti delle fondamentali scelte urbanistiche. Qui mi permetto un consiglio: poichè il valore massimo è teorico è bene porsi come obiettivo dell'evoluzione delle case un livello superiore di almeno un gradino rispetto al minimo utilizzabile. Non si sa mai.........
3) La richiesta di un livello di prosperità superiore ad 80 comporta necessariamente la realizzazione di un isolato patrizio. Anche in questo caso l’impatto sulle scelte urbanistiche risulta notevole
Archiviate queste prime fondamentali informazioni, e prese le prime di decisioni di una lunga serie, nella prossima puntata si approfondirà un'ovvietà: l'impatto del richiesto livello della popolazione sulla pianificazione cittadina.