Ultimando la sfida di Valentia mi si è ripresentato un interrogativo che mi ronzava in testa da un pezzo.
È sempre possibile fare il poker di 100?
In altre parole possiamo in qualunque caso ottenere il punteggio pieno in tutti e quattro i livelli?
Ponendo così la domanda la risposta è ovviamente "no": in alcune città non possiamo nemmeno raggiungere il 100 in prosperità.
Ma se ipotizziamo di non avere limiti strutturali allo sviluppo delle abitazioni (se in pratica possiamo sviluppare i palazzi di lusso), beh, allora le cose iniziano a farsi molto più interessanti.
Innanzitutto andiamo a rivedere gli ormai celeberrimi quattro parametri di giudizio.
- Pace. Senza ombra di dubbio il più facile da soddisfare: basta evitare che un edificio venga distrutto da un soldato nemico o un rivoltoso e dopo 22 anni saremo arrivati a 100 (M. Viero, I consiglieri di Caesar III, pag. 17, paragrafo 4.4).
- Benevolenza. Suvvia non scherziamo: lubrifichiamo per bene le chiappe di Cesare slinguazzandole sapientemente, et voilà, 100!
- Prosperità. Qui il rischio di profondersi in interiezioni porcodeiste (bestemmie) s'incrementa oltremodo: ma alla fine più o meno tutti possono piazzare la bandierina in cima a questa montagna. 100 e bicchiere d'acqua.
- Cultura. Eccolo qui: il can che ringhia. Non abbaia perché altrimenti non morderebbe. Non sta zitto perché non è detto che non ci voglia mordere. Allora ringhia. Perché ringhia? Vediamolo insieme.
Per approfondire l'argomento occorre introdurre giocoforza una variabile fortemente aleatoria: lo stile di gioco del governatore. Il raggiungimento del fatidico 100 in cultura che completerebbe il poker dipende infatti strettamente dallo stile di gioco adottato.
Prendiamo ad esempio lo stile di gioco di Vitellio: con le sue capacità riuscirebbe a far andare a fuoco una cisterna in una provincia nordica, ergo per il Fantomatico Rettore non vi è alcuna speranza di fare il poker. Ma neanche il tris, o la coppia... In effetti lui manco conosce le regole, quindi che lo consideriamo a fare?!
Ma se prendiamo in considerazione lo stile brillante del Supremo Magister etc. Sertorius le cose cambiano. Io posso infatti fare qualunque cosa vi venga in mente, eccetto votare Berlusconi.
Eheh! Ehm... Siamo seri.
Il mio stile di gioco consiste nello sviluppare al massimo le abitazioni: in una città dove è possibile sviluppare palazzi di lusso io svilupperò palazzi di lusso. E se, come accade a Valentia, le risorse lo permettono porterò tutte le abitazioni plebee (eccetto le tende di servizio) al livello di insula grandiosa.
Per uno che giochi con questo stile sarebbe
sempre possibile fare il poker di 100?
Come vedremo no.
NON È VERO! COMUNISTA!
SBONK!
Non è
sempre possibile.
Per convincercene dobbiamo vedere se questo
modus operandi ci lascia effettivamente abbastanza manodopera libera da impiegare nell’incremento del livello culturale, nel commercio e nel mantenimento dei patrizi.
Onde verificare ciò ci occorre conoscere il numero di lavoratori
pro domu e le loro occupazioni.
Grazie alle ottime ricerche di Anco Marzio
http://caesar3.forumotion.com/t422p30-immigrazione-e-invecchiamento-dei-cittadini#11780
sappiamo che l’età di un immigrante non è
mai superiore ai 50 anni. Inoltre su un numero
n di immigranti solo il 60% di quelli rientranti nella fascia di età compresa tra i 21 e i 50 anni è abile al lavoro. Traducendo questo dato in percentuale sul numero
n abbiamo approssimativamente un 40% di lavoratori.
Sempre da Anco apprendiamo che circa il 13% degli
n è in età scolastica, il 10% in età accademica mentre il restante 37% è improduttivo.
Riconducendo queste osservazioni a una singola insula grandiosa (che per semplicità supporremo essere istantaneamente riempita da 84 immigranti) abbiamo su
84 abitanti:
- 13% scolari = 11 ab.
- 10% accademici = 8,4 ab.
- 40% lavoratori = 33,6 ab.
- 37% improduttivi = 31 ab.
Combinando questi dati con quelli fornitici dai consiglieri della cultura (scuole, biblioteche e accademie) e dell’intrattenimento (teatri) concludiamo che per ogni insula grandiosa spendiamo:
- 1,5 lavoratori per l’educazione scolastica.
- 2,5 lavoratori per l’educazione accademica.
- 2,1 lavoratori per le biblioteche.
- 0,8 lavoratori per attività teatrali.
In totale fanno
6,9 lavoratori per la cultura.
E per la sussistenza? Immaginiamo di trovarci in una provincia nordica priva di zone pescose, quindi con tutte le colture ugualmente produttive, e che ogni isolato conti 20 abitazioni.
Per la produzione del cibo e dei beni di lusso per una singola insula grandiosa spendiamo
12,8 lavoratori più altri
6,4 per la fornitura dei servizi (per sapere come faccio a dare queste stime si faccia richiesta separatamente). In totale sono
19,2.
In definitiva sottraendo ai 33,6 lavoratori disponibili per ogni abitazione i
26,1 impiegati nelle attività di cui sopra abbiamo:
(33,6 - 26,1) lavoratori = 7,5 lavoratori
Solo
7,5 lavoratori disponibili per altre occupazioni. Bastano?
Immaginiamo di avere cento insulae grandiose. Fanno 750 impiegati. Questi 750 dovranno bastare per le altre attività cittadine, ovvero sostentamento degli isolati patrizi e commercio. Senza fare calcoli accurati (attività, credetemi, piuttosto complessa) a occhio e croce di questi 750 lavoratori ne restano un centinaio disoccupati. Insomma ci possiamo tirare avanti per qualche anno prima di iniziare a subire i noti effetti dell'invecchiamento della popolazione.
Ma tutta questa lunga maratona di calcoli si basava sull’ipotesi assolutamente irrealizzabile che tutte le insulae grandiose fossero
istantaneamente riempite da immigranti, cosa notoriamente
impossibile.
Dunque per uno come me non è
sempre possibile fare il poker di 100. E per voi?